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19 settembre 2024

COMUNITÀ E SALUTE GLOBALE

Storia di impatto

Il trattamento dell’HCV è migliorato drasticamente grazie a test più rapidi in carcere nel Regno Unito

Il trattamento dei detenuti che risultano positivi all’HCV è una parte fondamentale dell’iniziativa globale per eliminare la malattia, perché contribuisce a ridurre i tassi di infezione all’interno e all’esterno delle carceri.

 

L’attuale percorso standard per lo svolgimento dei test, che richiede da due a tre settimane per ottenere il risultato, è troppo lento e molti detenuti vengono liberati dal carcere prima di iniziare il trattamento.

 

Accedendo al percorso test-and-treat semplificato con test dell’RNA dell’HCV point-of-care con Xpert® HCV VL Fingerstick il risultato è disponibile in meno di un’ora.

 

“Prima si diagnostica e si comincia a curare, meglio è per il singolo e per la comunità all’interno e all’esterno del carcere”.

 

Ashley Brown, consulente epatologo presso l’Imperial College Healthcare NHS Trust e la HMP Wormwood Scrubs Prison

 

Secondo Ashley Brown, consulente epatologo presso l’Imperial College Healthcare NHS Trust e il carcere HMP Wormwood Scrubs, l’implementazione del sistema GeneXpert® nell’ambito del percorso di test dell’HCV ha consentito all’istituto di conoscere lo stato dei/delle nuovi/e detenuti/e in un giorno anziché in due o tre settimane.

 

“Significa che il 60% in più di detenuti/e è riuscito a raggiungere il periodo di trattamento”, afferma Brown. “Durante il follow up, si rileva che la stragrande maggioranza dei soggetti ottiene l’eliminazione del virus e modifica i propri comportamenti, rendendo meno probabile l’esposizione a ulteriori rischi”.

 

Grazie al sistema GeneXpert, presso il carcere di Wormwood Scrubs, è stato possibile rilevare la presenza di eventuali infezioni attive da HCV nei detenuti nello stesso giorno in cui sono stati eseguiti i prelievi. I detenuti che risultano positivi al test iniziano il trattamento entro quattro giorni dalla diagnosi, migliorando considerevolmente l’iter terapeutico e incrementando significativamente il numero di degenti che iniziano il trattamento.

 

Guarda per scoprire come i test point-of-care semplificano il percorso diagnostico per l’HCV in carcere.

 

Trascrizione

Prof. Ashley Brown: “Il programma di eliminazione di HCV ed epatite C sta andando avanti.

 

Una delle priorità che abbiamo è affrontare l’HCV nelle persone che hanno maggiori probabilità di trasmetterlo. Ora un serbatoio davvero importante di HCV si trova all’interno del contesto carcerario.

 

Sappiamo che molte persone in carcere sono lì per reati correlati alla droga o che le droghe fanno parte della loro vita, quindi sappiamo che all’interno della prigione troveremo persone con anamnesi di uso di droga e positive all’HCV.

 

Ci sono due ragioni davvero importanti per cui vogliamo eliminare l’HCV in carcere. Il primo ovviamente è quello di interrompere la trasmissione all’interno del carcere; ancora in molti Paesi non è consentito fornire aghi e siringhe all’interno del carcere. Sappiamo della presenza di iniezioni, quindi insorgono nuove infezioni da HCV.

 

L’altro è la circolazione di pazienti, sappiamo che persone che si iniettano droghe entrano ed escono dal carcere, e quando sono in carcere abbiamo l’opportunità perfetta di trattare la loro epatite C in modo che, quando escono di prigione, non siano più infetti. Quindi, il principio del trattamento all’interno del carcere è molto chiaro. L’aspetto pratico è leggermente diverso. Il problema principale che abbiamo è che molte persone incarcerate per reati correlati alle droghe vi restano per periodi molto brevi. Ora, il percorso tradizionale di diagnosi e trattamento per l’epatite C è piuttosto lungo e comprende tre fasi: in primo luogo verificheremo la presenza di anticorpi contro il virus dell’epatite C; per i pazienti o detenuti positivi all’anticorpo dovremo eseguire un test PCR per l’HCV per confermare la viremia; quindi, il terzo passo è spesso il genotipo per poter selezionare il trattamento corretto.

 

Nel mio carcere la maggior parte dei detenuti non rimaneva abbastanza a lungo da sottoporsi a questo percorso tradizionale, quindi dovevamo reinventarlo per concentrare la tempistica. È qui che entra in gioco la nuova diagnostica. Siamo giunti alla conclusione che se avessimo potuto diagnosticare e iniziare il trattamento entro 24-48 ore saremmo stati in grado di trattare un numero molto maggiore di detenuti durante la loro permanenza; inoltre, prima iniziamo il trattamento, minore è la probabilità di trasmissione ad altri detenuti.

 

Abbiamo quindi progettato un nuovo percorso che inizia ovviamente con un test degli anticorpi al point-of-care come test spot del sangue essiccato o, più frequentemente in quella popolazione ad alta frequenza, con un tampone di fluido orale che restituisce un risultato anticorpale in pochi minuti. Poi siamo passati al Xpert® HCV VL Fingerstick, che ci permette di determinare i pazienti viremici entro un’altra ora; quindi, abbiamo già concentrato un test di trattamento della probabile durata di due-tre settimane in un paio di ore.

 

Con l’integrazione di farmaci antivirali pangenotipici ad azione diretta di breve durata siamo stati in grado di iniziare immediatamente il trattamento in quei pazienti; non avevamo un genotipo, ma non era importante, sappiamo che quei pazienti non sarebbero stati più viremici nel giro di pochi giorni, quindi la trasmissione sarebbe stata ridotta, inoltre il 60 per cento in più di detenuti sarebbe stato in grado di raggiungere quel periodo di trattamento mentre erano ancora con noi.

 

E osservando i risultati sappiamo che molti più detenuti ricevono il trattamento immediatamente; quando seguiamo quei detenuti, la stragrande maggioranza di loro raggiungendo la SVR, la clearance del virus, e vediamo anche come sta modificando il loro comportamento, è molto meno probabile che si assumano ulteriori rischi perché si sentono meglio dopo aver eliminato il virus; possono quindi trasmettere quel messaggio ad altri/e detenuti/e e ad altri/e tossicodipendenti all’interno della comunità, incoraggiandoli a farsi avanti per i test e il trattamento.

 

In conclusione, ciò che abbiamo dimostrato è che il tempo conta: è molto importante sottolineare che quanto prima riceve una diagnosi e un trattamento, meglio è per la persona e per la comunità e più ci avvicina all’eliminazione dell’HCV.

E il test Xpert® HCV VL Fingerstick è davvero una parte molto importante nella definizione del percorso e nell’avanzamento verso l’eliminazione dell’HCV”.

Infografica sul percorso per il test in carcere nel Regno Unito

La soluzione di test di Cepheid fornisce agli operatori sanitari informazioni clinicamente fruibili che consentono di eseguire il test e avviare il trattamento nell’arco della giornata, per la gestione della malattia infettiva.

 

Ulteriori informazioni sul sistema GeneXpert® .

CE-IVD. Dispositivo medico diagnostico in vitro. Potrebbe non essere disponibile in alcuni Paesi. Non disponibile negli Stati Uniti.

 

Riferimenti bibliografici:

 

Z.Mohamed, et al. Time matters: Point of care screening and streamlined linkage to care dramatically improves hepatitis C treatment uptake in prisoners in England. Int J Drug Policy. 2020 Jan;75:102608. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31759307/

 

Point-of-Care Testing Simplifies the Diagnostics Pathway for Hepatitis C in Prisons. Accesso al video 24 maggio 2024.https://youtu.be/eiZiHNeJn7g

 

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